Tra le tante Feste religiose vissute e celebrate in Sicilia, i Riti della Settimana Santa si distaccano per l’intensità del momento, per la coralità della partecipazione, per l’assenza dei campanilismi, per i tracciati ed i percorsi processionali che discendono direttamente dalla storia e dalla geografia delle città in cui sono celebrati.
Ed allora, ecco che qui, a Trapani, i riti, anzi i “misteri” risolvono proprio l’ambiguità dell’espressione: misteri come concetto da penetrare perché oscuro, ambiguo, e misteri come ministeri , arti e professioni, momenti di lavoro e di fatica, per riaffermare che la divinità se ha potuto vivere il significato della morte e riscattarla è stato perché ha scelto d’incarnarsi ed accettare tutto il peso dell’umanità sino al peccato.
Ovviamente i fotografi hanno risentito dell’interpretazione fornita dai demologi, dagli etnologi, dagli antropologi, dagli storici e dai diretti interessati, ovvero chi la festa vuole,vive e celebra.
E conseguentemente, e di riflesso, il risultato fotografico è stato condizionato.
Da un fotografare veramente celebrativo e documentario si è passati, infatti, ad un’attenzione che sottolineava i sincretismi religiosi, i recuperi pagani, le assimilazioni di tradizioni di volta in volta risolte in allegorie e metafore.
Safina aggiunge un prezioso contributo al lavoro dei grandi fotografi che l’hanno preceduto rivelandoci e sottolineandoci l’aspetto di un popolo che si è ritrovato per un attimo dentro il mistero, abbandonando la vita di ogni giorno, aprendo una straordinaria parentesi nella propria esistenza, e lasciandosi fotografare nella sospensione temporale di questi giorni.
Già, proprio così, occorre attendere l’evento e viverne il mistero, e viverlo insieme, se lo si vuol penetrare.
Estratto da una presentazione di Pippo Pappalardo
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